Soglie
Soglie è una risposta ai diari di quarantena scanditi durante l’emergenza COVID-19: vedute dai balconi, mascherine, cadaveri. Una risposta ad un immaginario teso, che ormai penetra le nostre abitudini visive. Le pareti della mia casa cominciavano a farsi strette e pesanti, come mai le avevo sentite prima. Ho trasformato le mura che ci rinchiudono, nel mondo che c’è fuori, quel mondo da cui vogliamo tornare. Ho trasformato le stanze, i corridoi, in camere oscure. Dal foro stenopeico la luce proietta sulle pareti la vita che c’è fuori, che non si è fermata. Quello che Soglie racconta è infatti molto di più della necessità di mantenere un contatto col mondo esterno. L’evasione che fa da spinta al progetto è totale: riguarda lo spazio domestico, le abitudini che abbiamo imparato a considerare scontate, la condizione della generazione senza futuro per eccellenza (i millennials). Il titolo scelto per la serie fa quindi riferimento ai confini che abbiamo costruito dentro di noi e a quelli oggettivi che ci limitano dall’esterno. Soglie parla di ciò che inizia e ciò che finisce, ciò che separa e che, inaspettatamente, riunisce.